Nicola Conte, chitarrista, dj, dandy e agitatore culturale, negli anni ’90 portò musica, un pizzico di nouvelle vague, la poetica di Sartre e l’acid jazz dei club londinesi in un locale di Bari e diede vita al movimento Fez. Il suo sound immaginifico, a cavallo tra jazz, bossanova, ballate melodiche, psichedelia, ebbe subito respiro internazionale. Produttore abituato a frequentare i piani alti delle hit parade, dj specialista in remix, Conte pubblica album come Jet Soud Revisited (con l’aiuto di grandi produttori della scena elettronica come Koop e Thievery Corporation), Other Directions, Rituals che lo portano a esibirsi da Londra a Tokio con la consacrazione al Montreux Jazz Festival. I suoi brani si ispirano a Kerouac, ai film di Skolimovski, al poeta nero Langston Hughes ma sanno essere ora swinganti ora docili e sognanti, e coinvolgono grandi jazzmen italiani come Fabrizio Bosso quanto guru dell’avanguardia newyorchese come Greg Osby. Ora la Universal lo ha catturato – pubblicando venerdì Spiritual Swingers una compilation di brani scelti da Conte con classici di Anita O’Day, Abbey Lincoln, Ahmad Jamal – e tra pochi mesi battezzerà il suo primo album con una grande etichetta. Ha appena inciso un brano con Sergio Mendes, ma soprattutto nel weekend ha aperto il suo nuovo tour con quattro concerti raffinati e strapieni di pubblico al Blue Note di Milano. Una superband (con tra l’altro Daniele Scannapieco e Gaetano Partipilo ai fiati, e le espressive voci di Alice Ricciardi e Diane White), per un jazz in equilibrio tra tradizione e innovazione e con un pizzico di (simpatica) ruffianeria per piacere agli americani. Infatti Conte in ottobre partirà per una lunga serie di concerti in Usa; ma prima si divertirà come chitarrista e jazz dj in giro per l’Europa per tutta la primavera e per il Giappone in giugno.